Solaris
Sulla stazione orbitante, l’oceano di Solaris brillava gelido, un infinito specchio che sussurrava memorie. Guardò il riflesso: sua madre, giovane, lo chiamava da una prateria irreale. “Non c’è nessuno a casa,” pensò, mentre lacrime invisibili si asciugavano nel vuoto. L’oceano rispose, creando un’ombra: suo figlio, mai nato, deformato da un dolore innominabile. “Uccidimi, oceano,” sussurrò, ma Solaris non concede fine. Solo un eterno brillare nel gelo.
Solaris
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- Massimo Baglione
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Re: Solaris
Ottimo testo, al limite della poesia, complimenti!
Non ho però ben capito se, dalla stazione spaziale, il protagonista sta guardando l'oceano su Solaris (immagino un pianeta), o se questo "oceano" è proprio sulla stazione. Io preferisco la prima ipotesi, soprattutto rifetita alla parola "oceano", che ovviamente mi suggerisce una enorme massa d'acqua che su una stazione spaziale fatico a immaginare fantascientificamente.
Non ho però ben capito se, dalla stazione spaziale, il protagonista sta guardando l'oceano su Solaris (immagino un pianeta), o se questo "oceano" è proprio sulla stazione. Io preferisco la prima ipotesi, soprattutto rifetita alla parola "oceano", che ovviamente mi suggerisce una enorme massa d'acqua che su una stazione spaziale fatico a immaginare fantascientificamente.
Re: Solaris
Si Massimo si tratta di un racconto che omaggia il film di Andrej Tarkovskij "Solaris" tratto dal romanzo di Stanislaw Lem. per cui si il protagonista sta guardando l'oceano sul pianeta Solaris.